La Storia
L’amore protegge e nutre la vita. Senza amore niente può essere compiuto. L’aikido è la manifestazione dell’amore.
Morihei Ueshiba
Queste parole possono sembrare in netto contrasto con la visione che tutti hanno di un’arte marziale ma sono il frutto del lungo studio intrapreso durante tutta la vita dal fondatore dell’aikido il M° Morihei Ueshiba. Questi nacque a Tanabe (una località situata nel centro del Giappone) nel mese di Dicembre del 1883, figlio di un ricco possidente terriero in giovane età era di costituzione debole e malaticcia, per questo motivo già a 12 anni fu iniziato allo studio delle arti marziali, in modo particolare al Sumo, per rafforzare il corpo. Dopo gli studi superiori dove si diplomò brillantemente presso l’Istituto Yoshida Abacus (praticamente il nostro istituto tecnico per ragionieri) lavorò per qualche tempo presso l’ufficio esattoriale di Tanabe. Spinto dalla voglia di conoscere e confrontarsi con un mondo più grande si trasferì a Tokio dove aprì un’attività per la vendita di cancelleria. A Tokio iniziò lo studio di varie arti marziali tradizionali, in particolar modo il Kito Ryu Jujitsu e la pratica della spada nello stile Yagyu Ryu. Sfortunatamente la sua avventura nella capitale terminò bruscamente, a causa di una dieta molto povera si ammalò di Beri-Beri e non riuscì a seguire i suoi affari, decise allora di vendere tutto e ritornare a casa. Qui si rimise in sesto, rafforzò il fisico con lunghe passeggiate, corse sulle colline e duri lavori nei campi. Ma la piccola cittadina di Tanabe era stretta per il giovane Ueshiba, che nel 1903, all’età di vent’anni, riuscì ad arruolarsi nell’esercito imperiale giapponese, in vista del conflitto con la Russia. Nell’esercito studiò il combattimento con la baionetta e continuò lo studio della spada fino a prendere il certificato d’insegnamento della Yagyu Ryu nel 1908. Uscito dall’esercito intraprese una nuova ed eccitante avventura. Nel 1911 si trasferì con un gruppo di coloni nell’isola di Hokkaido, nell’estremo nord del paese, dove insieme, impiantarono una colonia. La vita nella zona era molto dura ed il lavoro assai intenso, ma il M° Ueshiba trovò il tempo per continuare i suoi studi sulle arti marziali, apprendendo lo stile Daito Ryu direttamente dal caposcuola Sokaku Takeda famoso per la sua forza e la grande tecnica. Nel 1919 dopo otto lunghi e duri anni di permanenza in Okkaido il Maestro dovette rientrare urgentemente a Tanabe, a causa di una grave malattia occorsa a suo padre; durante il viaggio di ritorno si fermò ad Ayabe, per pregare per la salute del padre, presso il tempio principale della congregazione religiosa dell’Omoto Kyo. Qui incontrò il principale esponente della setta Onisaburo Deguchi, uomo dalla fortissima spiritualità e con un grande sogno, la creazione di un mondo nuovo, dove tutte le religioni e le genti potessero vivere in pace ed armonia senza guerre e divisioni di sorta. Quest’incontro cambiò completamente la vita del Fondatore, abbandonò tutto e portò la famiglia a vivere ad Ayabe, abbracciando totalmente la filosofia e lo spirito della nuova religione. Su suggerimento di Onisaburo iniziò anche ad insegnare arti marziali in un piccolo dojo nelle vicinanze del tempio. Fedele all’Omoto Kyo, nel 1924 partì con Onisaburo ed un gruppo di seguaci della confessione religiosa per la Mongolia, dove sperava di costituire uno stato teocratico, nel quale si riflettessero tutte le teorie religiose di pace ed armonia. Questa bellissima utopia si scontrò con la terribile realtà del luogo.
Arrestati ed incarcerati dalle truppe legate ad uno dei tanti signori della guerra che infestavano la zona, furono salvati in extremis dall’intervento dell’ambasciatore giapponese che, con grande sforzo, riuscì a riportarli in patria. Al loro arrivo, in Giappone, furono festeggiati come eroi, ma il Maestro, schivo di natura ai festeggiamenti, preferì tornare all’insegnamento nel proprio dojo di Ayabe. Con il passare del tempo la sua fama di grande esperto varcò le piccole mura della cittadina e si espanse, fino ad arrivare a Tokyo, dove alti esponenti del governo e dell’esercito vollero assistere alle sue dimostrazioni. Impressionati dalla sua tecnica, vollero assolutamente che si trasferisse nella capitale, dove iniziò ad insegnare a nuovi allievi ed ad alcuni alti esponenti delle gerarchie militari. Lo stile di Ueshiba, a
quei tempi, non si chiamava ancora aikido, ma aiki-budo, ed era molto più duro, diretto, rigoroso e pratico rispetto a come viene praticato attualmente. Le tecniche comprendevano l’utilizzo di numerosi atemi (pugni e colpi nei punti vitali dell’avversario) e tendevano alla sottomissione sia fisica che psicologica dell’avversario. Il Maestro intanto continuava i suoi studi allenandosi costantemente e sviluppando continuamente tecniche nuove e modificando quelle vecchie, cercando instancabilmente l’unione della mente con il corpo. Con l’avvento della guerra aumentarono notevolmente le pressioni da parte dei militari, affinché fossero istruite le truppe speciali nell’esercizio di questa straordinaria arte marziale.
Contrario a tutto ciò, nel 1942 Morihei lasciò la direzione del dojo centrale di Tokyio (l’attuale Kobukan) al figlio Kisshomaru e si ritirò ad Iwama, una piccola località di campagna a 160 km da Tokyo, dove visse e sviluppò l’aikido in un piccolo dojo, di fianco ad una semplice abitazione contadina di sua proprietà. Fu proprio qui che la sua arte marziale prese il nome definitivo di AIKIDO, la via (DO) dell’energia (KI) e dell’amore (AI). Lentamente le sue tecniche si addolcirono ed acquisirono una grande sfericità, là dove prima c’erano entrate dirette, adesso si sviluppavano grandi movimenti circolari. Continuando nello studio della spada e del jo, inserì i movimenti di queste due armi nell’applicazione della tecniche a mani nude. Molti allievi della prima ora non riuscivano a comprendere questa naturale evoluzione dell’arte marziale, dovuta, per gran parte, all’enorme forza spirituale che lui possedeva e che gli permetteva di proiettare gli allievi senza quasi toccarli. A chi chiedeva spiegazioni per queste diversità lui rispondeva:“Non cercate le differenze; cercate quello che unisce”. E ancora: “Imparate una tecnica e da essa createne dieci o venti, l’Aikido è senza limiti, le tecniche di oggi saranno diverse da quelle di domani”. Ad Iwama, visse e studiò in completa pace e tranquillità, nel totale contatto con la natura, muovendosi saltuariamente per insegnare presso il dojo centrale di Tokyo o altri importanti centri di allenamento, fino alla sua morte, avvenuta il 26 aprile del 1969. Come da sua volontà, l’aikido si sviluppò nel mondo con l’apertura di dojo e centri d’insegnamento in ogni angolo del pianeta, per cercare di portare a tutti quel messaggio di fratellanza e di unione, tanto caro al Fondatore.